Giubileo straordinario per la Diocesi di Alife-Caiazzo: l’occasione è il millenario della morte di Santo Stefano Menicillo (935-1023), patrono diocesano e della città di Caiazzo che cadrà nell’ottobre 2023. I preparativi cominceranno già il prossimo 29 ottobre (ricorrenza della morte del Patrono) con la Santa Messa presieduta dal vescovo Mons. Giacomo Cirulli nella concattedrale di Caiazzo alle 19.30. A darne notizia già lo scorso 14 ottobre nella Cattedrale di Alife, direttamente il Vescovo, invitando sacerdoti e fedeli al primo dei tanti appuntamenti che riuniranno la Chiesa locale in nome del vescovo santo che fu alla guida della antica Diocesi di Caiazzo per 44 anni.
Eucarestia e vicinanza al popolo: il suo Ministero episcopale fu caratterizzato da queste due dimensioni, quella spirituale che alimentò la passione per la comunità a lui affidata tanto da farsene difensore di diritti contro i facili abusi del potere temporale del tempo. “Santo Stefano, Pastore per il popolo” è infatti lo slogan che accompagnerà questo anno speciale toccando in modo particolare la città di Caiazzo con le iniziative coordinate dai sacerdoti locali don Antonio Di Lorenzo (alla guida della chiesa Concattedrale che custodisce le reliquie del Patrono), don Giovanni Fusco, don Jean Libog e don Antonio Chiechierchia, e attraverso momenti comunitari, l’intera Diocesi.
Sabato 29 ottobre, durante la Solenne celebrazione sarà letta la Bolla della Penitenzieria Apostolica che decreta l’inizio del Giubileo; seguiranno eventi di cui sarà protagonista il messaggio di Santo Stefano attraverso iniziative di taglio storico, sociale, spirituale in cui la distanza temporale tra gli anni in cui visse e operò l’antico vescovo e oggi, sarà colmata dalla attualità del messaggio che i santi donano alla Chiesa: leggere con profezia la sua missione di Patrono significa essere oggi cristiani che attingono dall’Eucarestia il mandato per diventare a loro volta pane e nutrimento per gli altri, cristiani capaci di ascoltare e di soccorrere, di stare dalla parte di chi non ha voce, non sa difendersi, con fatica edifica la propria dignità e una vita serena.
Tra le iniziative, il pellegrinaggio delle reliquie di Santo Stefano in tutte le Parrocchie della Diocesi; momenti di preghiera in preparazione al Natale e alla Pasqua nella concattedrale di Caiazzo; visite guidate all’archivio diocesano (Caiazzo) dove saranno esposti documenti risalenti al periodo di Santo Stefano; un concorso per gli alunni delle Scuole di Caiazzo; la diffusione di un sussidio per le attività catechistiche in tutte le parrocchie; la pubblicazione di ricerche storiche; convegni di studio. La calendarizzazione sarà distribuita nell’arco dei prossimi dodici mesi.
Stefano Menecillo nacque da Giovanni e Giuseberta, nel 935, nella regione dei Lagni, oggi Comune di Macerata Campania, nelle vicinanze di S. Maria Capua Vetere, sotto il papato di Giovanni XI, mentre Landolfo era principe di Capua e di Benevento. A sette anni, nel 942, entrò nella Badia di S. Salvatore Maggiore, fatta edificare dalla contessa Adalgrima. Nel 965 circa, poco tempo dopo l’ordinazione sacerdotale, alla morte dell’abate Pietro, fu eletto a sostituirlo, mentre era vescovo di Capua Giovanni, figlio di Landolfo II e fratello di Pandolfo detto Testa di ferro, il quale ottenne dal papa Giovanni XIII l’elevazione della Chiesa di Capua a sede metropolitana. Nel 979, restata vacante la diocesi di Caiazzo, per la morte del vescovo Orso, popolo e clero acclamarono Stefano loro Pastore.
Fu consacrato il 1 novembre 979 dall’arcivescovo di Capua Gerberto, O.S.B. (978-980), assistito da Alderico, vescovo di Calatia, e Leone, vescovo di Sora. A 44 anni egli doveva portare il peso della Diocesi, in cui apparivano evidenti problemi: dalla apatia e rilassatezza del clero alla affermazione della libertà di azione della Chiesa da ogni forma di condizionamento da parte del potere politico, come dimostra la vicenda della difesa dei beni dalla Chiesa di Caiazzo contro il conte Landone, figlio di Sighenolfo, e il conte Adenolfo, i quali, in quanto nipoti di Pandolfo, che li aveva donati ai predecessori di Stefano, ne pretendevano la restituzione.
Durante il sinodo di Capua del 1012, Stefano, aiutato dalla voce del diacono Giovanni, denunciò tutti i soprusi dei signorotti, dimostrandosi uomo libero da ogni compromesso.
La forza per la sua incisiva azione pastorale, accompagnata da segni e prodigi, nasceva dalla preghiera costante di cui testimonia l’enorme ulivo, posto al di sotto della collina di S. Giovanni, nella zona detta in seguito Olivetum Sancti Stephani, all’ombra del quale si raccoglieva in orazione. Dopo una vita così intensa e 44 anni di episcopato, Stefano moriva all’età di 88 anni, il 29 ottobre 1023. Fu sepolto all’interno della Cattedrale e quando essa fu consacrata, il 22 luglio 1284, fu dedicata alla Vergine Assunta e all’antico Vescovo, che già in quella data, e forse anche prima (intorno al 1195), era considerato Santo.
Il Vescovo Vincio Maffa, salernitano, nel 1512, si mise a cercarne il corpo, che dopo molti tentativi ritrovò il 23 maggio di quello stesso anno. Le reliquie del Santo trovarono definitiva collocazione solo il 7 febbraio 1752, quando il vescovo Costantino Vigilante le collocò in un’apposita cappella.